A volte vuoi chiudere con tutto. Sigillare le social-doors e sparire.
Perchè non è semplice come sembra essere parte del web. Una costante e spietata esposizione ad un popolo curioso ed attento, il cui potere di defollow va temuto più del giudizio divino, del Dio Google ovviamente.
Dio Google non è affatto misericordioso. Somiglia più ad un tiranno medievale, che ogni giorno ti manda alla porta il suo piccolo esercito di crawlers. Come se già non fosse abbastanza difficile affermarsi, mantenere la posizione è un vero inferno, però come in tutte le religioni, se hai la coscienza tranquilla il rischio di finire nel girone della blackhat seo è una circostanza remota.
Chiusa questa parentesi, ho aperto questo blog nel 2007, e ogni tot anni mi viene lo schizzo di chiuderlo, però mi viene anche lo schizzo di tenere un blog e allora perchè chiudere questo al fine di aprirne un altro?
Diciamo che mi scogliona abbastanza l'idea che i blog siano morti, ai tempi di Splinder avevo decine di lettori ogni giorno, tanti bei commenti, grande interazione.. ora mi sembra di parlare al vento ed è una condizione alquanto detestabile. Ma al contempo odio esistere solo come grafica e web designer, uccidendo tutto quello che fa parte di me come "scrittrice" e come "artista" e sento la necessità di continuare ad esistere online come tale.
Stamattina ho letto un'interessante intervista ad una blogger e mi sono chiesa perchè ho killato tutta la mia esperienza nel copy writing in nome della professione. Quindi ecco un post al 100% emotivo, probabilmente sconclusionato, ma sincero.
Ogni tanto soffro - come oggi - di oversocializzazione. Hanno eletto il papa e quindi via alle discussioni infinite su Facebook. Sono una convinta anticlericale - ho le mie ottime ragioni da ex cattolica praticante - e sinceramente quando vedo del bigottismo gratuito non riesco a trattenermi. Nel frattempo mi sto battendo per la Zona Franca in Sardegna e anche lì una bella valanga di conversazioni a vuoto, scontrandomi con l'ignoranza dell'italiota medio.
Poi mettiamoci pure tutti i casini dei clienti, che ovviamente non sono cime del web design e di conseguenza sono ottime matrici di frustrazione professionale...
Insomma, la rete dà molto, ma toglie altrettante energie. Fortunatamente le interazioni che ho su G+ sono di qualità superiore e questo mi rallegra... adesso condivido questo post proprio su quella piattaforma, così vediamo se un po' di intelligenza si riversa anche nel mortorio del blogging...
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